Nell’indagine condotta dalla Banca d’Italia presso 1.403 agenti immobiliari dal 31 agosto al 20 settembre 2020 la quota di agenzie che segnala una flessione dei prezzi nel secondo trimestre è lievemente maggiore rispetto a quella che nella precedente rilevazione riportava un calo nel primo; ha continuato a scendere l’incidenza di quelle che hanno venduto almeno un immobile nel trimestre di riferimento. Sono tuttavia migliorate le condizioni della domanda e le valutazioni sull’andamento dei mandati a vendere, a fronte della stabilità dei tempi di vendita e dello sconto medio sui prezzi richiesti dai venditori.
È lievemente salita la quota di operatori che segnalano una diminuzione dei prezzi di vendita nel secondo trimestre (36,0 per cento, da 34,0 nella precedente rilevazione, riferita al primo); la maggioranza ne indica una sostanziale stabilità (60,2 per cento).
La percentuale di agenzie che hanno venduto almeno un’abitazione è scesa ancora, portandosi al 69,9 per cento (dal 72,4 della precedente rilevazione; tavola), il valore più basso dagli inizi del 2015. La quota si è ridotta in tutte le aree del paese, tranne nel Nord-Est, dove era già la più elevata, specialmente fuori dalle grandi città.
La quota di operatori che riportano una crescita del numero di potenziali acquirenti è risalita al 25,2 per cento (9,1 nella scorsa rilevazione); quella che ne segnala una flessione è scesa al 42,2 (da 57,0); il saldo tra le due risposte rimane negativo, su valori molto bassi nel confronto storico. I giudizi sulla domanda migliorano soprattutto nelle aree non urbane e in particolare in quelle del Nord-Ovest, particolarmente colpito dalla crisi pandemica. Anche il saldo fra la percentuale di agenzie che segnalano un aumento di nuovi incarichi a vendere e la quota di quelle che ne indicano una flessione è risalito (a -19,7 punti percentuali, da -48,6 nella precedente indagine), riportandosi su valori prossimi a quelli di metà 2019.
Il saldo fra le quote di agenti che segnalano un incremento e una diminuzione degli incarichi da evadere alla fine del trimestre è pari a -6,5 punti percentuali (da -15,2). L’epidemia di Covid-19 ha avuto effetti rilevanti sulle caratteristiche prevalenti degli alloggi più richiesti dai potenziali acquirenti e sui motivi dell’acquisto. Una larga quota di agenzie segnala un aumento della domanda per unità abitative indipendenti e con disponibilità di spazi esterni; risulta in crescita anche la ricerca di abitazioni di ampie dimensioni. Rispetto ai mesi precedenti l’epidemia, sarebbe lievemente diminuita l’incidenza di potenziali acquirenti intenzionati all’acquisto della prima casa o di un immobile ai fini di investimento; al contempo è salita la quota di coloro che sono già proprietari e vorrebbero cambiare casa.
Lo sconto medio sui prezzi di vendita rispetto alle richieste iniziali del venditore è rimasto sostanzialmente stabile, al 10,9 per cento (dall’11,1). Anche i tempi di vendita risultano pressoché invariati (a 7,5 mesi).
Per quanto concerne le prospettive per le compravendite e i prezzi nei rispettivi mercati di riferimento, il saldo tra la quota di agenti che giudicano positiva la situazione nel terzo trimestre e quella di quanti la ritengono sfavorevole è divenuto decisamente meno negativo (-10,9 punti percentuali, da -39,8). Le attese a due anni sono nettamente più favorevoli: il saldo tra quelle di miglioramento e di peggioramento si è portato a 15,5 punti percentuali (da 1,8). Sono cresciuti sia il saldo relativo al numero atteso di nuovi incarichi a vendere (3,1, da -5,7) sia quello sull’evoluzione dei prezzi di vendita, anche se questo è rimasto ampiamente negativo (a -31,9 da -55,6).