Il mercato delle costruzioni ha avviato la sua fase di frenata nell’ambito degli interventi sul patrimonio esistente: dopo un primo trimestre ancora positivo il mercato della riqualificazione mostra i primi chiari segnali di correzione. Una correzione che sarà significativa ma contenuta nel 2023 e ben più forte nel 2024. Sul mercato i magazzini sembrano carichi di prodotti.
Anche il mercato immobiliare mostra segni di frenata: l’inflazione, i tassi di interesse e la politica monetaria frenano la domanda e, in particolare, quell’importante parte del mercato residenziale che necessita dei mutui bancari. Le dinamiche del mercato stanno determinando in molte parti del Paese una nuova questione abitativa che riguarda la mancanza di offerta di case di affitto. Vi è inoltre una forte asimmetria tra i costi di costruzione, ancora in crescita, e i prezzi delle abitazioni usate, retaggio di un ciclo immobiliare su cui fare chiarezza.
Il nodo dei “cassetti fiscali” riempiti e da collocare rende una parte della eccezionale crescita dei fatturati del 2022 una crescita su carta con forti problemi di liquidità: gli esiti di questa situazione rischiano di essere l’aumento dei fallimenti (in particolare nel 2024) e del contenzioso; un contenzioso che riguarda il rapporto tra impresa e utente finale, ma che corre come una scossa anche lungo tutta l’articolata filiera delle costruzioni.
L’eccezionale fase espansiva delle opere pubbliche non solo prosegue ma è in accelerazione, mentre le risorse in gioco stanno mettendo a dura prova la capacità realizzativa del Paese. Si tratta come vedremo di dimensioni “fuori scala” per la nostra storia, una vera e propria occasione di modernizzazione. La partita è complessa anche perché se si dovessero mostrare segnali importanti di incapacità si avrebbe un chiaro effetto negativo sulla fiducia e, soprattutto, sulla tenuta dei conti del Paese. La sfida da questo punto di vista è doppia.
I due anni di siccità si sono trasformati in questa primavera in una eccezionale, prolungata stagione di piogge intense e hanno portato alla drammatica alluvione nella Romagna, ma che già nell’autunno del 2022 avevano colpito le Marche. In un modo o nell’altro, siccità o alluvione, abbiamo qui la conferma di un cambiamento climatico che incide sulla nostra vita, chiama a ripensare il nostro modo di agire e impatta sugli scenari di mercato.
I driver della sostenibilità, coniugata nelle sue diverse forme e sospinta dalle norme europee, e della digitalizzazione, stanno chiamando il settore delle costruzioni a farsi carico di una nuova responsabilità: collocarsi alla testa del processo di innovazione. Anche il ridursi delle risorse globali renderà il cambiamento necessario. Interoperabilità, trasparenza, filiere collaborative, trasferimento di tecnologie, riduzione del costo dell’errore si tradurranno in un aumento di produttività; la capacità di misurare i propri modelli di offerta, i processi produttivi e i propri prodotti sul piano della sostenibilità ambientale e economico-sociale si trasformerà in uno standard di mercato sempre più ampio. Oggi, più di sempre, occorre pensare a cosa accadrà nei prossimi due-tre anni ma, soprattutto, a cosa accadrà nei prossimi dieci: abbiamo davanti un periodo di grandi trasformazioni.